Per intolleranza si intende l’incapacità di digerire il lattosio a causa del deficit di questo enzima intestinale (ipolattasia).
Il lattosio non digerito nell’intestino determina una serie di sintomi che normalmente compaiono da 30 minuti a 2 ore dall’ingestione di cibo contenente lattosio.
Si accumula nella porzione distale del piccolo intestino, esercitando un effetto osmotico con richiamo di acqua e sodio che porta a diarrea.
Nel colon il lattosio viene fermentato dai batteri con produzione di metano, idrogeno, CO2 ed acidi grassi volatili determinando quindi senso di gonfiore, borborigmi, meteorismo, flatulenza, dolore addominale, a volte nausea e vomito.
Diagnosi dell’intolleranza al lattosio
Si formula eseguendo il breath test all’idrogeno (H2 Breath Test). Seguendo alcuni criteri di arruolamento e di preparazione pre-test, si aumenta la specificità e la sensibilità del Test.
- Dopo aver analizzano un campione di aria espirata come test basale, si somministra per via orale lattosio disciolto in 200 ml di acqua (25 grammi agli adulti, 12,5 grammi in età pediatrica e comunque sotto i 13 anni).
- Ogni 30 minuti poi si analizzeranno i campioni di aria espirata per 3 ore.
- Il lattosio non assorbito raggiunge il colon dove viene metabolizzato dalla flora batterica con produzione di idrogeno, che in buona parte è esalato dal polmone.
- Il test è considerato positivo quando il livello di idrogeno nell’aria espirata supera di almeno 20 ppm (parti per milione) il valore del test basale.
- Questo Test è oggi considerato il gold standard ed è un test non invasivo.
Formulata la diagnosi è possibile personalizzare una dieta per i pazienti, utilizzando sia:
- latte e i suoi derivati, con ridottissima percentuale di lattosio, per consentire a tutti l’assunzione dei nutrienti del latte, di calcio e degli zuccheri semplici quali glucosio e galattosio;
- assumendo microorganismi probiotici in grado di esercitare un’influenza positiva sullo fisiologia del paziente in quanto contribuiscono ad una migliore digeribilità del lattosio, che ad una migliore digestione del paziente.
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