Il lattosio è un disaccaride presente soltanto nel latte dei mammiferi e nei suoi derivati, in quanto viene sintetizzato nella ghiandola mammaria grazie al sistema della lattosio sintetasi, che lega una molecola di D-galattosio con una di D-glucosio.
L’enzima comunemente definito lattasi, presente sulla superficie apicale degli enterociti a livello medio-digiunale, determina un’idrolisi del lattosio nelle due componenti, glucosio e galattosio. Questi sono poi assorbiti ed utilizzati, il glucosio come fonte di energia, ed il galattosio come componente di glicoproteine e acidi nucleici e nella formazione dei cerebrosidi essenziali per il funzionamento del cervello e delle glicoproteine del sangue.
Tuttavia dopo i primi mesi di vita l’attività della lattasi inizia a decrescere a volte sino alla scomparsa.
Per intolleranza si intende l’incapacità di digerire il lattosio a causa del deficit di questo enzima intestinale (ipolattasia).
L’ipolattasia esiste come: 1) forma congenita; 2) forma primaria; 3) forma secondaria.
La forma primaria è la forma più comune dell’adulto, permanendo poi il deficit per tutta la vita.
Il lattosio non digerito nell’intestino determina una serie di sintomi che normalmente compaiono da 30 minuti a 2 ore dall’ingestione di cibo contenente lattosio.
Si accumula nella porzione distale del piccolo intestino, esercitando un effetto osmotico con richiamo di acqua e sodio che porta a diarrea.
Nel colon il lattosio viene fermentato dai batteri con produzione di metano, idrogeno, CO2 ed acidi grassi volatili determinando quindi senso di gonfiore, borborigmi, meteorismo, flatulenza, dolore addominale, a volte nausea e vomito. In alcuni casi tuttavia può essere presente stipsi, secondaria alla riduzione della motilità intestinale in particolare come conseguenza dell’accumulo di metano.
Possono comparire anche sintomi extraintestinali come dolori articolari e muscolari, sonnolenza, vertigini, ulcere del cavo orale, acne, prurito, rinite, mal di gola. Alcuni pazienti non associano i sintomi all’assunzione del lattosio, ma piuttosto alla presenza di patologie associate come colon irritabile e/o diverticolosi del colon.
Tale problematica non va confusa con l’allergia al latte, che è una risposta del sistema immunitario correlata ad una produzione di IgE specifiche verso proteine del latte quali la caseina, la lattoalbumina e la beta-lattoglobulina, e coinvolge come sintomatologia numerosi organi ed apparati, in particolare l’apparato respiratorio (asma), la cute (orticaria, dermatite atopica), ed il tratto gastrointestinale, con manifestazioni variabili.
La prevalenza dell’intolleranza al lattosio in italia secondo studi recenti, è presente nel 40% circa della popolazione, con valori particolarmente elevati nell’area centro-meridionale.
Tutto ciò determina abitualmente una drastica riduzione del consumo di latte e derivati, con conseguenti riduzione nell’assunzione di adeguate quantità di calcio, che nei bambini, induce un potenziale rischio di difettosa mineralizzazione dell’osso, nell’adulto osteoporosi.
Diagnosi dell’intolleranza al lattosio
Il breath test all’idrogeno (H2 Breath Test)
Seguendo alcuni criteri di arruolamento (escludere terapie antibiotiche recenti o preparazioni drastiche recenti di pulizia intestinale), dieta priva di latte e derivati la settimana precedente il Test, alimentazione il giorno precedente il test solo con (riso, carni bianche e/o pesce cotto al vapore o alla griglia, condimento con olio di oliva, bere solo acqua non gasata), rispettare poi fino al mattino seguente il digiuno, il divieto di fumare e di svolgere attività fisica. Tutto questo aumenta la specificità e la sensibilità del Test.
Dopo aver analizzano un campione di aria espirata come test basale, si somministra per via orale lattosio disciolto in 200 ml di acqua (25 grammi agli adulti, 12,5 grammi in età pediatrica e comunque sotto i 13 anni). Ogni 30 minuti poi si analizzeranno i campioni di aria espirata per 3 ore. Il lattosio non assorbito raggiunge il colon dove viene metabolizzato dalla flora batterica con produzione di idrogeno, che in buona parte è esalato dal polmone. Il test è considerato positivo quando il livello di idrogeno nell’aria espirata supera di almeno 20 ppm (parti per milione) il valore di base. Questo Test è oggi considerato il gold standard ed è un test non invasivo.
Il trattamento cardine dell’intolleranza al lattosio consiste nel restringere la quota dietetica di lattosio. E’ particolarmente utile l’uso di latte a ridotta percentuale di lattosio, ottenuto tramite idrolisi enzimatica (predigerito con la lattasi), per consentire a tutti l’assunzione dei nutrienti del latte, di calcio e degli zuccheri semplici quali glucosio e galattosio.
Un altro alimento per intolleranti al lattosio è lo yogurt, in quanto lo Streptococcus termophilus in esso presente produce una β-galattosidasi attiva sul lattosio durante il suo transito nel tubo digerente. Ancora più adatto è lo yogurt ottenuto fermentando latte a ridotto contenuto di lattosio (< 0,5%).
I sintomi da intolleranza al lattosio risultano alleviati dall’assunzione di microorganismi probiotici in grado di esercitare un’influenza positiva sullo fisiologia del paziente in quanto contribuiscono ad una parziale digestione del lattosio.
Sono ben tollerati gli alimenti derivati del latte a basso contenuto di lattosio quali: Parmigiano reggiano o Grana (tracce); Brie (tracce); Stracchino (tracce); Taleggio (tracce); Fontina (tracce); Provolone dolce (tracce); Pecorino (tracce); Formaggio svizzero (0,06 gr/100 gr).